Amatore Sciesa è un uomo di umili origini, che nella sua vita praticava la professione di tappezziere. Ciò che lo rese famoso è la sua condanna a morte e una frase pronunciata prima che fosse resa effettiva la sentenza. Amatore Sciesa si trovò in quella situazione a causa di alcuni contatti che cominciò a intrattenere con personaggi legati ai clandestini repubblicani, che conducevano una lotta nascosta al dominio austriaco sul territorio del Lombardo-Veneto.
Nonostante non fosse un combattente, tantomeno un personaggio di spicco di questo periodo storico, la sua fedeltà e serietà alla causa lo ha reso un martire.
Amatore Sciesa e la sovversione
Il contesto storico è particolarmente delicato per altre situazioni che bollivano in pentola e che erano prossime ad esplodere. Si era infatti a circa due anni da quelle che oggi conosciamo con il nome di ‘cinque giornate di Milano’. La politica dunque era molto repressiva e lo stesso Amatore Sciesa finì per essere arrestato e condannato a morte come altri suoi collaboratori.
Ciò che gli venne contestata fu la partecipazione alla diffusione di manifesti rivoluzionari, per la quale venne fermato dalle autorità il 30 luglio del 1851. Venne infatti trovato in possesso dei manifesti e accusato di averne già affissi diversi in una delle strade cittadine.
Il processo a cui fu sottoposto fu praticamente sommario, come era tipico di quei tempi per casi di insurrezione popolare. La condanna definitiva decisa per lui fu la forca e sui momenti finali della sua condanna circolano almeno due versioni in merito ad una frase divenuta famosa. Frase che Amatore avrebbe pronunciato davanti alle autorità.
Tiremm innanz, la frase di Amatore Sciesa
Le parole ‘Tiremm innanz’, che il patriota avrebbe pronunciato prima della sua condanna, sarebbero state la risposta negativa all’esortazione da parte delle autorità di fare i nomi dei suoi complici. Sulla vicenda vi sono almeno due correnti di pensiero che la tradizione popolare ha riportato ai giorni nostri.
Durante il tragitto: la prima è quella per cui Amatore Sciesa avrebbe pronunciato la frase ‘Tiremm innanz’ passando sotto le finestre di casa sua, mentre uno dei gendarmi lo esortava a fare i nomi degli altri partecipanti in cambio della sua libertà.
Il professore don Giuseppe Negri, il sacerdote che accompagnò Amatore Sciesa fino al patibolo, ha dato una versione diversa del momento in cui l’uomo avrebbe pronunciato la frase. Sarebbe avvenuta davanti al professo, che lo esortava a rilasciare una confessione facendo i nomi deli altri partecipanti alla manovra insurrezionale.
Secondo quelle che erano le normali fasi delle condanne di questo tipo, sembra che la seconda versione sia quella più conforme. Ad ogni modo, la frase ‘Tiremm innanz’ resta qualcosa di importante e che racchiude in sé un esempio di lealtà alla propria ideologia e ai propri compagni. Per questo motivo è rimasto famoso nella storia, nonostante la sua opera massima nella vicenda sia stata quella di affiggere manifesti.
Nonostante Sciesa fosse stato condannato alla forca fu poi fucilato, perché colui che avrebbe dovuto eseguire la condanna (il boia) era morto qualche giorno prima.